In carrozza? Macché, in manette

Le carrozze per il trasporto dei detenuti

LE CARROZZE cellulari Tipo 1953 R della serie Kz 48600÷48622 hanno costituito il parco più numeroso di veicoli per il trasporto dei detenuti ed erano state realizzate dalle FS su richiesta del Ministero di Grazia e Giustizia, che inizialmente ne aveva conservato la proprietà lasciandone la gestione alle Ferrovie. Ordinate nel 1953 ed entrate in servizio l’anno successivo, erano state costruite da SIAI-Marchetti ed Aerosicula su vecchi telai di carrozze a cassa in legno Tipo 1910 demolite, per un totale di 23 unità, inizialmente distribuite su tutti i 15 Compartimenti ferroviari italiani.

Dotate di entrambe le tipologie di riscaldamento, elettrico e a vapore, erano attrezzate con nove celle che potevano ospitare complessivamente 45 detenuti, avevano due servizi igienici e altri sedili alle estremità con nove posti a sedere per la scorta, più ulteriori nove strapuntini, anch’essi destinati alla scorta che veniva sempre effettuata da militi dell’Arma di Carabinieri. Una delle celle era a pareti imbottite per detenuti epilettici e una delle restanti otto era destinata alle detenute.

Secondo quanto stabilito dalle norme FS sull’utilizzo di questo tipo di veicoli  esse potevano essere utilizzate solo su treni locali. In caso di trasporti urgenti, tuttavia, potevano essere agganciate a treni diretti e direttissimi: erano infatti l’unica serie di carrozze cellulari FS con carrelli, e questo permetteva loro una velocità massima di 120 km/h. Era altresì previsto che queste carrozze, quando in utilizzo, fossero poste sempre in testa al convoglio e dopo la traduzione dei detenuti dovevano essere immediatamente riportate alla stazione di residenza, e in questo caso potevano essere anche disposte in coda.

Esternamente erano facilmente riconoscibili per l’assenza dei passaggi e accessori intercomunicanti su entrambe le testate e per la presenza di grate metalliche a tutti i finestrini, compresi quelli delle porte. Per controllare meglio la salita o la discesa dei detenuti vi era un unico vestibolo a una delle estremità; va sottolineato come le FS avessero stabilito che, vista la particolare natura dei viaggiatori a bordo, per motivi di opportunità e sicurezza la loro movimentazione doveva avvenire a stazione sgombra o in zone meno frequentate degli scali ferroviari.

Questi veicoli hanno ricevuto tutte le principali livree delle FS, dal castano-Isabella d’origine al grigio ardesia passando però prima dalla colorazione in tutto castano tipica degli anni 60 e sopravvissuta almeno fino al 1971, come documentato in alcune scene girate a Milano Centrale nel film “Detenuto in attesa di giudizio”, con protagonisti Alberto Sordi e Lino Banfi. Il regista era Nanni Loy, che aveva già affrontato il tema del trasporto di detenuti nei suoi celebri documentari televisivi “Specchio Segreto” e “Viaggio in seconda classe”, in onda sulle reti RAI.

Dal 1954 e fino alla seconda metà degli anni 80 erano in servizio tutte le 23 unità che vennero progressivamente accantonate fino al 1997, anno in cui vi erano ancora 18 unità assegnate a Reggio Calabria, Roma Smistamento, Padova, Firenze Santa Maria Novella, Alessandria, Genova Trasta, Milano Centrale, Bari e Palermo. L’unità 48618 subì una modifica della cassa, che venne risanata, e una ricevette il logo FS di tipo inclinato. La classificazione d’origine nel corso degli anni è rimasta immutata, con la sola soppressione della “z” minuscola, che ricordiamo indicava i veicoli a carrelli,  come da Istruzione del 29/9/1982. Al 2005 giunsero sicuramente 2 unità, classificate K 48620 con Residenza Bari e K 48622 con Residenza Taranto, entrambe in livrea grigio ardesia e logo FS a televisore. L’unità 48622 è stata preservata dalla demolizione e si trova attualmente presso il Museo Ferroviario della Puglia nell’ex squadra rialzo della stazione di Lecce. Il veicolo, riverniciato dagli appassionati con i colori di origine, si mostra in tutta l’eleganza della livrea castano-isabella ed è visitabile all’interno: un’occasione per chi voglia vedere da vicino i luoghi e i modi delle tradotte ferroviarie dei detenuti nel passato.

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